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IO, EDIPO
E forse che la mia narrazion buia,
qual Temi e Sfinge, men ti persuade,
perch'a lor modo lo 'ntelletto attuia;
ma tosto fier li fatti le Naiade,
che solveranno questo enigma forte
sanza danno di pecore o di biade.
Dante, Purgatorio (XXIII, 46-51)
Adesso che sono a un incrocio,
all'ennesimo giro di vite,
mi metto a nudo per davvero:
ancora vorrei sottomettere
la mia amata Sfinge,
con tutto il calore di sempre.
Mi esalto per una trovata graffiante
«che al cor ratto s'apprende»
o per qualche battuta piccante,
che da capo mi dà la carica
per i miei versi, tra «scarti»
e «catene infrante».
Alcuni penseranno che sono solo
una montatura, altri che in fondo
sono stato un bravo allievo
e forse potrò lasciare il segno.
Ma ora che, alla fine, mi sono aperto,
logorato dal doppio senso,
vorrei trovare il motivo
per un'altra rivolta:
sebbene conservi l'impronta di Dante
e aspetti, forse invano,
tra un «bifronte» e una «cerniera»,
un'altra palma,
ho perduto il filo del mio essere
e non paio più quello di un tempo.
E forse è giunto il momento
di passare la mano.
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