Favola triste, risolto!!

Aperto da Paolo Iacomacci, 10 Giugno 2019, 11:08:07

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Paolo Iacomacci

FAVOLA TRISTE
(Sciarada della malinconia)
2/7 = 9


A questo punto non mi posso lamentare
di come ho vissuto:
del mio lavoro ho campato onestamente,
e ho amato la mia donna in ogni istante
più della stessa vita.
Ricordo quando ci siamo conosciuti
al giardinetto, sotto una pioggia incessante:
lei stava seduta sopra una panchina
con un ombrello grosso come una collina
e restava lì con un sorriso beato
e gli occhi chiusi.
Quando l'ho vista mi si è squagliato il cuore
e non ho potuto fare a meno di esclamare:
"Signorina, finirà per inzupparsi!"
Lei ha aperto gli occhi e mi lanciato
un sorrisetto che non avrei più scordato:
"Secondo me è lei che si bagna:
quest'ombrello è grosso come una montagna!
Venga qui vicino a me, coraggio!"
E io, che adoravo la pioggia di maggio
(o di qualunque mese venisse giù dal cielo),
mi son seduto accanto a lei:
e non mi sembrava vero.
Da quel giorno l'amai teneramente,
e lei mi ricambiò d'amore puro.
Quando sentivamo da lontano i tuoni
correvamo a infilarci gli scarponi
e lei prendeva quel suo ombrellone
formato gigante
grosso come un elefante
e andavamo fuori a goderci l'acquazzone
mentre gli altri rientravano di corsa!
Io a quel tempo non ero assai espansivo
era così bella che un po' mi intimidiva
e allora mi ripeteva
che per lei ero come un orso,
ma anche un xx' xxxxxxx,
e questo mi scioglieva dalla timidezza.
Altre volte per ore la baciavo
(all'epoca ero proprio un xxxxxxxxx!)
e abbiam vissuto anni di gaiezza
trascorrendo la nostra giovinezza
l'uno accanto all'altra
finché dopo breve e improvvisa malattia
(come si scrive nei necrologi sul giornale,
e ogni volta leggerlo fa male)
lei se n'è andata via.
Non sono capace di descrivere
il dolore che ho sentito:
solo chi l'ha provato può capire,
ma qui vi posso dire
che son sopravvissuto solamente
per il bene di nostra figlia
che cercai di scaldare a quella fiamma
che ogni bimbo cerca nella sua famiglia
anche se lo vedevo
che a lei mancava tanto la sua mamma.
Certe notti a gran voce mi chiamava;
io correvo da lei, e la trovavo
seduta sul lettino che stringeva l'orsacchiotto
con la faccina rossa e gli occhi gonfi,
persa in un pianto dirotto
che mi spezzava il cuore.
Gridava: "Mamma, mamma!" e alzava le braccine,
io la prendevo e la stringevo forte,
e benché avessi in cuore solo morte
pregavo Dio che mi desse il coraggio
e le dicevo amore amore amore
la tua mamma non te la posso riportare,
ma qui c'è il tuo papà, aiutami amor mio,
aiuta il tuo papà, e nient'altro mi veniva in mente
perché in me c'era solo dolore.
E allora lei mi dava una carezza
e mi diceva con la vocina rotta
"Papà ho bisogno anche di te".
E così finiva puntualmente che,
benché fossi andato a consolare lei,
era lei che consolava me!
Quando poi è cresciuta e se n'è andata,
il suo papà non l'ha dimenticato,
e io non l'ho dimenticata.
Ma ogni volta che alla domenica
mi veniva a trovare, con la mia tristezza
la facevo diventare malinconica,
e allora a volte inventavo una scusa
per mandarla via prima.
E quando usciva, dietro la porta chiusa,
scoppiavo in un pianto senza fine,
e pregavo Dio di farmi morire.
Io non ho smesso mai di lavorare,
perché lavorare mi aiutava a non pensare
al mio dolore: e quando tardi rincasavo, a sera,
dopo una doccia e una cena leggera,
cercavo di distrarmi almeno un poco
col capitolo di un libro e un'oretta di tivù,
ma il gruppo in gola non andava giù.
Mi infilavo a letto,
sicuro di non potere riposare,
ma ogni volta il miracolo accadeva:
un torpore, puntuale, mi invadeva,
e dormivo di un sonno senza sogni,
e al mattino, quando la sveglia mi destava,
io che ero andato a letto disperato,
mi sentivo forse un po' rigenerato...

Oggi è accaduto che mi son sentito male
e adesso sto in un letto d'ospedale.
Il medico mi ha detto che il mio cuore è malandato.
"Ha lavorato tutti i giorni, per troppe ore!"
mi ha rimproverato, ma lui non ha capito
che mi sono solo arreso al crepacuore...
Hanno voluto avvertire mia figlia,
so che da lontano sta partendo,
ma non so se arriverà in tempo
per rivedere vivo il suo papà
e consolarlo per l'ultima volta
come faceva in passato da bambina
quando mi accarezzava con la sua manina.
In questa stanza c'è troppa luce:
l'infermiera pensa che mi allieti il sole
che entra a fiotti da questi finestroni,
ma io vorrei tanto vedere un temporale!
Adesso, ai piedi del mio letto,
attraverso gli occhi semichiusi
(mio Dio, sento la vita che mi sfugge!)
vedo un'ombra che si allarga piano...
cos'è? E' un ombrello
grosso come un aeroplano,
come quello che, in una piovosa mattina,
ricopriva quasi tutta la panchina!
Sotto ci sei tu! Amore mio,
col tuo sorriso da eterna ragazzina,
mentre gocce di pioggia vorticanti
attorno a te mi sembrano diamanti.
"Come sei bella! Sei come il primo giorno
che ti ho vista seduta ai giardinetti!
Sei come quando avevi trent'anni!!
"Per l'esattezza sono trentatré!" lei mi ha corretto
con quel suo adorabile piglio da maestrina
chiudendo e scuotendo quell'ombrello
grosso come un carretto,
ed ha sfoggiato lo stesso sorrisetto
che in un istante mi fece innamorare.
"E' così per noi tutti, uomini e donne,
che in vita abbia amato e che, riamati,
al nostro amore abbiamo dato voce:
la stessa età di Cristo sulla croce.
Sono qui per tenerti compagnia
in questi ultimi istanti. Ma ti devo confessare
che non ti ho mai lasciato solo
da che sono passata ad altra vita.
Ogni sera, nei momenti più cupi,
quando andavi a letto,  triste e affranto,
io mi sdraiavo con te accanto,
e, passandoti una mano sopra gli occhi,
chiamavo il sonno. E nei tuoi sogni entravo
(e tu che pensavi di non sognare mai!),
e ti portavo a volare su nel cielo,
a vedere le magie dell'universo,
ogni notte un mondo diverso.
Abbiam danzato al suon di mille orchestre,
su prati e monti e fiumi.
Abbiamo aperto mille finestre
su mondi strampalati,
in pace e in guerra,
e abbiam vissuto vite intere e belle
in una sola notte,
e abbiamo visto nascere le stelle.
E in quel tempo dilatato,
ci siamo amati con passione eterna.
Al mattino, con un solo gesto,
per non farti impazzire di dolore e nostalgia
la tua memoria cancellavo. E al tuo risveglio
tu non ricordavi, ma ti sentivi meglio.
Ora però non c'è più motivo
per mantenerti in quell'oblio:
ecco!... RICORDA, amore mio!"
Così dicendo la mano ora solleva
e la fronte mi sfiora...
Dio mio! Esplode la mia mente
sopraffatta dal ricordo sconvolgente
di quei viaggi attraverso le galassie
che ho fatto insieme a lei
in quelle notti infinite!
Ricordo tutto: i cieli, i mari,
gli animali strani, le città splendenti,
i popoli felici o sofferenti,
i pianeti morti e gli astri nascenti,
tutte le meraviglie del creato
che insieme a lei avevo visitato!
Non basterebbero miliardi di parole
per descrivere ciò che rivedo nella memoria,
tantomeno posso farlo in questa storia!
Ma più di ogni altra cosa,
ricordo di averla amata immensamente
più dello spazio, più dell'infinito,
più di quanto mi amò mai la mia bambina
quando la stringevo e le davo una carezza
in quelle cupe notti di tristezza.
"La nostra piccola! Che sarà di lei?",
di getto le domando,
"Che farà da sola?"
Lei mi sorride ancora:
"Non preoccuparti per nostra figlia:
l'abbiamo amata tanto, e lei ci ha riamati.
Io l'ho lasciata troppo presto;
e quando vi lasciai, pregai il Signore
di farmi ritornare, perché da soli sareste stati persi.
Ma mi sbagliavo: tu l'hai cresciuta
come la migliore delle madri
e grazie a te lei ha una vita onesta e piena,
e ben presto si farà la sua famiglia.
Anch'ella sarà amata dai suoi figli
e quando sarà giunto il suo momento,
se ancora ci amerà come fa adesso,
noi saremo ai piedi del suo letto,
e, se vorrà, potrà venir con noi.
Ma questo non accade quasi mai:
è tale il destino di tutti i genitori,
che amano i figli oltre ogni comprensione,
ma quelli prendono altre strade per amore
e scelgono di passar l'eternità
con chi gli fece batter forte il cuore;
come l'hai fatto  tu,
l'ho fatto anch'io."
"E di me che sarà?" le chiedo adesso.
Lei mi regala ancora il suo sorriso
e apre piano l'ombrello
grande come un castello:
"Ancor non l'hai capito?
Il nostro viaggio riprende:
abbiamo così tanto da vedere
e vite intere per poterci riposare
magari soli sopra una panchina
sotto questo ombrellone
grosso come una cantina,
mentre tutto attorno
di pioggia si scatena un finimondo!"
Lei scoppia a ridere, e io rido con lei,
e il suo sorriso brilla come il ghiaccio.
"Bando alle ciance: io sono pronta,
e tu?". Io le infilo la mano sotto il braccio,
e la mia mano ha la forza dei trent'anni
anzi dei trentatré:
"Son pronto anch'io:
andiamo, amore mio!"

PVT !!!


Paolo Iacomacci

#1
Lieto fine per:

Alcinoo, dexter1958, Luca_Greco, harmony, smeraldina, Sirenetta5, franzk, salmastro, jadwy, alowa, irenezorba, edipina, ammeg, eddie, buga, Zoroaster, lidia1950, Aurora_boreale, Iceberg, lastexile1980, laurina57, reg, ...

... e per tutti coloro che credono in un amore senza fine!

Paolo Iacomacci


Paolo Iacomacci

Soluzione:

po' micione / pomicione

Grazie a chi ha giocato con me!!